"...L’obiettivo è stato quello di creare un lavoro artistico estremo, che non tenesse conto delle convenzioni (sia della poesia che della canzone) e che affrontasse alcuni importanti temi filosofico-esistenziali, senza paura di non piacere a un pubblico. Puri e liberi. Senza compromessi. Con la convinzione però che, trattandosi di temi che riguardano la nostra esistenza e quindi tutti noi, avrebbero bene o male incontrato il favore di molti, se non di tutti..." da Vi diremo le parole che non volete sentire

martedì 14 giugno 2016

Cap. 17 "La prima di tutte le donne" di Piero Olmeda

17 - Una fontana di dolce e fresca acqua

I gabbiani sembravano stranamente interessati a quello che stava succedendo. Scendevano in picchiata dall’alto per planare appena sopra le loro teste e per la frazione di un secondo si poteva cogliere il lampo di quegli occhi che potevano vedere così lontano. Il bambino pensò alle scene di quei film nei quali qualcuno era morto lontano nel deserto e gli avvoltoi continuavano a girare in circolo come aerei in attesa dell’autorizzazione per l’atterraggio. I gabbiani però non si muovevano in cerchi, ma scendevano velocissimi verso il vecchio e poi risalivano con le ali che sbattevano furiosamente. Si chiese se, come esistevano gli avvoltoi che giravano sopra una morte imminente, c’erano anche i gabbiani che scendevano e salivano in attesa di una nascita. Si sorprese di quel pensiero incongruo, chiedendosi come poteva pensare qualcosa del genere di fronte ad un vecchio che non dava più segni di vita. Ma poi si ricordò di quella frase, morire per vivere, e una calma anormale lo pervase. La meraviglia di vivere gli salì dalla pancia come una fontana di dolce e fresca acqua.
Il vecchio tossì ripetutamente, sputò, mosse le braccia a caso intorno a sé, provò a parlare, ma dalla bocca uscirono solo dei suoni gutturali e senza senso. Mentre succedeva tutto questo, il bambino non poté fare a meno di pensare agli occhi di quella ragazza che conosceva, verdi come il mare prima di una tempesta, le schegge di colore dell’iride che riverberavano al Sole. Ricordò la maglietta di lei, leggermente trasparente, che lasciava intravedere i capezzoli. Fu il ricordo del profumo di lei però che lo fece ondeggiare, come se il mare fosse arrivato fin lì in un’onda imprevista e potente. Lo prese il panico e la vergogna, perché era lì per assistere il vecchio. Era questo? Questo voleva dire essere puri come angeli che volavano sul mondo?
Si riscosse quando il vecchio riuscì a pronunciare qualche parola: “Lasciami stare... lasciami morire... è arrivato il mio tempo... la fine... è certa... vai via!... non c’è niente da scoprire... il punto è stato scritto... adesso non c’è più niente... al di là del punto... cosa stai qui a guardare?... lasciami solo... tutti... soli... finito... la storia... scritta, l’ho scritta... vai... cerca l’inizio... la sorgente... la troverai?... dov’è? Ci sono infinite sorgenti... perso... perso...”
Il bambino si avvicinò a lui, lo abbracciò e gli disse nell’orecchio, così che potesse sentire forte e chiaro: “Su, andiamo, adesso ti porto a casa, così ti distendi e poi starai meglio.” Il vecchio scosse la testa per negare, ma poi si fece prendere sotto le ascelle e, con qualche difficoltà, riuscì ad alzarsi precariamente in piedi. Si diressero verso la casa molto lentamente, arrancando sulla sabbia ondulata. A volte il vecchio si fermava o accennava a lasciarsi andare giù, come se volesse adagiarsi sulla sabbia di nuovo, ma infine con difficoltà ce la fecero ad arrivare fino alla porta di casa. Di fronte all'uscio, il vecchio disse: “Chi abita qui?”
“Un uomo che non dovrebbe lasciarsi buttare giù.” disse il bambino sorridendo. Poi, sperando che il vecchio non cadesse, andò ad aprire la porta, che non era mai chiusa a chiave, la spalancò e disse, come se fosse il vero padrone di casa: “Entra, accomodati sul divano, questa è la sua casa.”


La prima di tutte le donne

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