"...L’obiettivo è stato quello di creare un lavoro artistico estremo, che non tenesse conto delle convenzioni (sia della poesia che della canzone) e che affrontasse alcuni importanti temi filosofico-esistenziali, senza paura di non piacere a un pubblico. Puri e liberi. Senza compromessi. Con la convinzione però che, trattandosi di temi che riguardano la nostra esistenza e quindi tutti noi, avrebbero bene o male incontrato il favore di molti, se non di tutti..." da Vi diremo le parole che non volete sentire

giovedì 9 giugno 2016

Cap. 14 "La prima di tutte le donne" di Piero Olmeda

14 - Quelle fiabe che non finiscono mai bene

Anche questa volta però il bambino lo interruppe: “Ormai sono diventato grande per le fiabe.”
“Questa non la leggerai su nessun libro. Diciamo che è una fiaba per adulti.”
“Esistono fiabe per adulti?”
“Sì, sì, sono quelle fiabe che non finiscono mai bene.”
“Perché, è finita male?”
“Certo, non ti ricordi, il protagonista diventerà cieco.”
“Chi decide il finale?”
“L’Autore. Quando il finale è scritto, non si può più cambiare.”
“Sei sicuro? E se non fosse il finale? In qualche serie TV a volte il protagonista muore, ma poi nella puntata successiva si scopre che non era vero.”
“No, non può essere...”
Il vecchio stava forse per dire qualcosa d’altro ma un piccolo rumore lo distrasse. Si girò verso l’entroterra e si accorse subito che qualcuno stava camminando sulla sabbia verso di loro. Anche il bambino si volse in quella direzione e vide suo padre che li stava raggiungendo con un passo fin troppo veloce. Avrebbe voluto scappare, ma non c’era alcun posto dove nascondersi. Restò lì immobile, tremando leggermente, ormai sicuro che quello che doveva succedere sarebbe successo, non aveva alcuna possibilità di cambiarne l’esito.
Suo padre si fermò a pochi passi dall’uomo e non disse niente. Restò fermo a guardarlo per alcuni lunghi interminabili secondi. Infine disse: “Io sono il padre.”
Dopo che le sue parole si dispersero nel vento, il bambino restò a bocca aperta perché gli parve che fosse una cosa troppo banale da dire.
Il vecchio gli porse la mano dicendo: “Piacere di conoscerla.”
Il braccio restò sospeso nell’aria per troppo tempo. Gli avrebbe stretto la mano? O gli avrebbe urlato contro di lasciare stare suo figlio? Avrebbe interrotto per sempre quegli incontri di ogni mattina? Avrebbe cambiato il corso degli eventi?
No, non fu così, ciò che era iniziato non poteva più essere interrotto. Dopo un attimo di esitazione, strinse la mano del vecchio, che si presentò dicendo: “Io sono nessuno. Io non sono nessuno.” Il bambino colse l’accenno di un sorriso all’angolo della bocca. Ma probabilmente era lui soltanto che poteva vederlo.
Così accadde che suo padre fu il primo a chiedere quello che nessuno fino ad allora aveva mai osato: “Come è capitato qui su questa spiaggia?”
“Volevo stare da solo.”
“Le posso chiedere il motivo?”
“Sono uno scrittore. Avevo bisogno di un posto tranquillo dove scrivere una storia.”
“Uno scrittore... ma ha già pubblicato dei libri?”
“Sì, tanti. E hanno avuto un certo successo. Non che fosse meritato... Ho scritto per anni quello che piaceva al pubblico, cioè delle divertenti sciocchezze, adesso invece voglio scrivere una storia per me stesso.”
“Capisco.”
Dopo quest’ultima parola seguì un silenzio prolungato, il bambino che guardava il vecchio a bocca aperta, sorpreso da quello che aveva appena detto.


La prima di tutte le donne

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